Le autorità pubbliche europee sono grandi consumatori. E possono utilizzare il loro potere d’acquisto per scegliere e, al tempo stesso, promuovere la scelta di beni ecologici, servizi e lavori, che possono dare un importante contributo per il consumo e la produzione sostenibili – quello che noi chiamiamo Green Public Procurement (GPP, o Acquisti Verdi), divenuto obbligatorio con il nuovo Codice appalti (D.lgs 50/2016). Questo strumento ha un ruolo chiave negli sforzi dell’Unione Europea verso un’economia più efficiente nell’utilizzo delle risorse. Esso può contribuire a stimolare una massa critica di domanda di beni e servizi più adeguati ai criteri di sostenibilità, che altrimenti sarebbe difficile da ottenere sul mercato.
Il GPP è quindi un forte stimolo per l’eco-innovazione. Per essere un successo, ha bisogno di criteri ambientali chiari e verificabili per prodotti e servizi, ovvero i Criteri Ambientali Minimi (CAM) che rappresentano requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato. Come riportato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in Italia, l’efficacia dei CAM è stata assicurata grazie all’art. 18 della L. 221/2015 e, successivamente, all’art. 34 recante “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale” del D.lgs. 50/2016 “Codice degli appalti” (modificato dal D.lgs. 56/2017), che ne hanno reso obbligatoria l’applicazione da parte di tutte le stazioni appaltanti.
Un certo numero di paesi europei ha già sviluppato e implementato criteri nazionali, e la sfida ora è quella di garantire che i criteri siano compatibili tra gli Stati membri. A parità di condizioni, uno degli obiettivi sarà rafforzare il mercato unico, assicurando che ciò che è buono per l’Unione Europea sia anche un bene per l’ambiente.